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Giugno 2021

esonero under 36
news
Esonero Under 36: scopri le ultime circolari dell’INPS

L’attuale normativa prevede un esonero nel pagamento dei contributi riservato ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato soggetti under 36 nel biennio 2021-2022. Tra le ultime circolari dell’Inps quella che si occupa di questo tema e include le principali novità è la numero 56 datata 12 aprile 2021.

Circolare Inps sui contributi per under 36

Il documento di cui si sta parlando, diffuso di recente dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, ha dato le prime indicazioni di quanto è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2021. La n. 56 del 12 aprile 2021, una delle ultime circolari Inps, prevede l’esonero del 100% dei contributi previdenziali a favore di tutti i datori di lavoro privati per dipendenti di età inferiore ai 36 anni. Lo sgravio è valido per 36 mesi, estendibili a 48 mesi per le assunzioni effettuate in determinate Regioni considerate più svantaggiate economicamente. Oltre alle nozioni di base, inerenti la misura dell’incentivo e la platea di destinatari della norma, la circolare Inps sui contributi per under 36 segnala anche alcuni requisiti specifici per l’accesso al beneficio e presenta alcuni casi pratici che chiariscono alcune questioni in merito alla corretta gestione dell’agevolazione. Vuoi saperne di più? Chiedi un servizio legale agli esperti dello Studio Riitano, specializzati in consulenza del lavoro.

Le ultime notizie dall’Inps sull’esonero per under 36

Lo sgravio previsto da una delle ultime circolari dell’Inps sull’argomento garantisce un esonero del 100% nel biennio 2021-2022 per l’assunzione di soggetti che alla data della prima assunzione incentivata non abbiano compiuto il 36esimo anno di età, nel limite di importo massimo pari a 6.000 euro all’anno. L’accesso a tale misura è subordinato all’autorizzazione da parte della Commissione Europea della quale si attende ancora l’orientamento. Nell’ambito delle ultime notizie dall’Inps viene anche precisato che, in caso di fruizione solo parziale dell’esonero, i mesi residui possono essere fruiti da un successivo datore di lavoro indipendentemente dall’età del lavoratore alla data della nuova assunzione. Che cosa dice, invece, la circolare sulla cumulabilità dell’incentivo con altre agevolazioni, come l’esonero per i disoccupati over 50 e con l’esonero donne? Contatta lo Studio Riitano.

 

 

 

Finanziamenti-online-regione-Lombardia
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I nuovi finanziamenti online della regione Lombardia per la digitalizzazione delle PMI

La pandemia e la crisi economica aggravata dal Covid stanno spingendo verso la digitalizzazione delle piccole e medie imprese. In tale ottica sono stati pensati i nuovi finanziamenti online della Regione Lombardia nell’ambito più ampio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi a Bruxelles.

Regione Lombardia: bandi online per le PMI

Le PMI rappresentano quasi il 70% del valore aggiunto industriale non-finanziario e l’80% della forza lavoro del mercato in Italia. Tuttavia la loro frammentazione sul territorio e le dimensioni ridotte hanno comportato la loro scarsa competitività soprattutto nei settori dove le economie di scala e le capacità di investimento sono più rilevanti. Inoltre l’impatto economico della crisi finanziaria, reso più forte dalla pandemia, ha ulteriormente rallentato la crescita. In quest’ottica sono state previste misure come i finanziamenti online della Regione Lombardia, come incentivo per la ripresa. In particolare, per permettere alle PMI di rafforzarsi sul digitale e sfruttare pienamente i benefici del comparto sono stati disposti dalla Regione Lombardia bandi online come il Digital Business del valore di 11,713 milioni di euro stanziati per digitalizzazione, commercio elettronico e innovazione. Quali requisiti bisogna avere per accedervi? Come si può fare domanda e in quali tempi? Richiedete una consulenza allo Studio Riitano.

 

Finanziamenti online Gefo della Regione Lombardia

 Tra le nuove misure volte a favorire la ripresa e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale ed economico sono messi a disposizione i fondi Gefo, che sono specifici finanziamenti online della Regione Lombardia rivolti a determinate categorie di cittadini. Gefo – sigla per indicare “Gestione Finanziamenti online” – è la piattaforma web attraverso la quale i cittadini e le imprese sul territorio lombardo possono richiedere prestiti e finanziamenti sfruttando il Fondo Sociale Europeo. Attraverso Gefo, i richiedenti di queste agevolazioni possono presentare domanda e controllare in tempo reale lo stato della richiesta o gestire le procedure dei progetti che sono stati approvati. Sareste interessati ad accedere al portale? Avete bisogno di assistenza per presentare e gestire la domanda di finanziamento per PMI? Rivolgetevi allo Studio Riitano.

superminimo non assorbibile, superminimo individuabile
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Elementi della retribuzione: superminimo assorbibile e superminimo non assorbibile

Per salario minimo s’intende quella retribuzione su base oraria, giornaliera o mensile a cui ha diritto ogni singolo lavoratore secondo il contratto collettivo della categoria di riferimento. Azienda e dipendente sono liberi di prevedere, nel contratto individuale di lavoro, anche il superminimo assorbibile in aggiunta al minimo contrattuale.

Facciamo conto che, in un Contratto Collettivo Nazionale, sia previsto che un dipendente debba percepire almeno 2.000 euro lordi. Se il datore di lavoro ne concede 2.500, vorrà dire che il superminimo individuale è pari a 500 euro.

Superminimo individuale: che cos’è

Ma cosa s’intende con superminimo? Il superminimo, dunque, è un elemento accessorio della retribuzione base, previsto dal contratto individuale di lavoro in considerazione di specifiche qualità personali del lavoratore, ovvero capacità, competenze, livello di produttività. Il superminimo assorbibile può essere assorbito ovvero ridotto, in tutto o in parte, da un successivo aumento dei minimi retributivi.

Il superminimo può anche essere non assorbibile, ma qual è la differenza tra i due? Il superminimo viene definito non assorbibile se è previsto da una clausola specifica del contratto individuale di lavoro, o dal contratto collettivo applicato o, ancora, è collegato a particolari meriti o ad una maggiore onerosità della mansione svolta dal lavoratore e quindi si configura come compenso speciale.

Il superminimo concorre alla formazione della base imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali e fiscali? Le parti possono decidere, mediante accordo, di eliminare o ridurre la quota retributiva pattuita in precedenza? Richiedete una consulenza allo Studio Riitano, esperto nel diritto del lavoro.

Superminimo aziendale: quando non è assorbibile

In base alla definizione che la legge dà del superminimo assorbibile c’è la possibilità che questa quota resti assorbita, per l’appunto, nell’aumento dei minimi contrattuali determinato dal rinnovo del contratto collettivo oppure dal passaggio di livello del lavoratore.

Molte aziende e dipendenti si chiedono però se il superminimo individuale possa essere assorbito anche dagli scatti di anzianità o dai compensi aggiuntivi fondati su un titolo proprio di erogazione. A questo proposito si è pronunciata la Corte di Cassazione.

Per ulteriori chiarimenti sul tema e per altri servizi legali relativi all’amministrazione del personale per piccole, medie e grandi imprese, gestione e compilazione del libro unico del lavoro, Contattate lo Studio Riitano.

Superminimi: come capire la differenza tra superminimo assorbibile e non assorbibile

Poniamo che un dipendente percepisca uno stipendio base di 1000 euro con un superminimo di 500 euro: a fine mese riceverà 1500 euro lordi. A questo punto, se il superminimo è assorbibile, qualora ci fosse un aumento della paga base (per esempio a 1100) da parte della CCNL, esso diminuirà a 400 euro così da ottenere nuovamente un totale di 1500.

D’altra parte, se il superminimo non è assorbibile e se viene aumentata la paga base a 1100 euro, esso rimarrà invariato, nel nostro caso facendo ricevere al dipendente un totale di 1600 euro.

Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema superminimo individuale assorbnibile o non assorbibile, non esitare a contattarci!

Apprendistato-maternità
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Cosa succede se si va in maternità durante l’apprendistato

In base all’articolo 41 del D.Lgs. 81/2015 l’apprendistato è definito un contratto di lavoro a tempo indeterminato, finalizzato alla formazione e alla occupazione dei giovani. Apprendistato e maternità: cosa succede se una lavoratrice resta incinta durante questo tipo di inquadramento professionale? Si può recedere dal contratto?

Prima di iniziare, se non sai qual è la differenza tra Stage, Apprendistato e Tirocinio, ti consigliamo di leggere il nostro articolo in cui analizziamo nello specifico queste tre tipologie contrattuali.

Recesso dal contratto di apprendistato: quando si può esercitare

Per quanto riguarda apprendistato e maternità, l’assenza dal posto di lavoro per maternità prolunga la durata dell’apprendistato. Ma cosa succede se la dipendente rientra dopo l’assenza obbligatoria e la fine dell’apprendistato è prevista tre mesi dopo il rientro?

Per rispondere alla domanda dobbiamo rifarci al comma 4 dell’art. 42 del decreto legislativo di cui sopra, in cui viene trattato il tema del recesso dal contratto di apprendistato. Quest’ultimo potrà essere esercitato dal datore di lavoro solo al termine del periodo tutelato.

Se nessuna delle parti recede, il rapporto di lavoro prosegue come rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il recesso può subentrare al termine del periodo di formazione, senza alcun obbligo di motivazione, salvo il solo rispetto del preavviso.

E se il rapporto prosegue anche oltre? In questo caso quando è legittimo il recesso? Vi spiegano tutto quello che dovete sapere gli esperti dello Studio Riitano.

Contratto di apprendistato e maternità: deroghe previste

L’art. 54 del Decreto Legislativo n. 151 del 2001, al comma 1, riguardo maternità e apprendistato stabilisce che le lavoratrici non possano essere licenziate dall’inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione dal lavoro previsti dal Capo III, nonché fino al compimento di un anno di età del bambino. Il licenziamento intimato alla lavoratrice durante il periodo tutelato viene definito nullo al comma 5.

Per il contratto di apprendistato, in caso di maternità, sono previste alcune deroghe che si applicano solo in determinate circostanze: colpa grave da parte della lavoratrice, costituente giusta causa per la risoluzione del rapporto di lavoro; cessazione dell’attività dell’azienda; conclusione della prestazione per la quale la lavoratrice è stata assunta o di risoluzione del rapporto di lavoro per la scadenza del termine. Per ulteriori informazioni contattate Studio Riitano.