Uno dei temi più discussi del dibattito pubblico in Italia, così come nel resto dell’Unione Europea, è il salario minimo orario. Nel nostro Paese, nello specifico, i salari sono fermi da almeno trent’anni, il che comporta un problema di crescita delle retribuzioni che non andrebbe più rimandato.
Salario minimo in Italia: pro e contro
In Italia, secondo dati dell’Inps, ci sono 4,5 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora, 2,5 milioni non raggiungono nemmeno gli 8 euro e circa 400 mila persone hanno un salario minimo orario ulteriormente inferiore.
Si calcola che il 23% dei lavoratori prenda meno del reddito di cittadinanza. La Penisola italiana è tra i sei Paesi europei (con Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia) a non avere una regolamentazione che fissi un minimo retributivo legale.
Da più parti di recente è stata ribadita l’importanza del salario minimo in Italia: introdurlo significherebbe incentivare la ripresa del Paese dopo un lungo periodo di crisi, che dura da più di un decennio, contrastare lavoro in nero e sottopagato, eliminare o quantomeno ridurre sempre di più contratti precari e disuguaglianze, garantendo a tutti condizioni dignitose.
I detrattori, invece, ritengono che questa misura andrebbe ad aumentare i costi a carico delle imprese generando disoccupazione. Chiedete una consulenza legale agli esperti di Studio Riitano.
Ultime notizie di luglio 2022
lI premier italiano Mario Draghi ha da poco annunciato che il governo tricolore ha intenzione di muoversi nella direzione del salario minimo orario così come delineato a livello europeo.
Ai primi di luglio 2022 è arrivato il via libera della commissione lavoro del Parlamento europeo al testo della Direttiva Ue. Tale direttiva, che tiene conto del costo della vita e del potere di acquisto, fissa i criteri per minimi sopra la soglia della sopravvivenza. Per quanto riguarda il salario minimo e le ultime notizie su questo tema, va segnalato che, avendo passato l’esame della Commissione Europea, il testo in discussione – che non comporta comunque obblighi per gli Stati membri dell’Ue – sarà sottoposto a voto in plenaria nella sessione di settembre a Strasburgo.
Le strade potrebbero essere due: un salario minimo fissato per legge (9 euro lordi l’ora) o l’estensione della copertura della contrattazione collettiva, che dovrà arrivare all’80%. Contattate Studio Riitano, specializzato in diritto del lavoro.