Un regime agevolato rivolto alle persone fisiche che svolgono un’attività, un’arte o una professione, in qualità di liberi professionisti o ditta individuale. È questo il regime forfettario, regime agevolato introdotto nel 2016. Si tratta di un regime consente di non essere assoggettati all’Iva ed ai relativi adempimenti, di non emettere fattura elettronica e nessuna ritenuta d’acconto. Ora, molti si chiedono, regime forfettario e lavoro dipendente possono coesistere? In determinati casi, sì, e vedremo quali. In tutte le casistiche che possono rientrarvi si paga un’imposta sostitutiva del 15%, ma per i primi 5 anni di attività è del 5%.
Regime forfettario, partita Iva e lavoro dipendente
Quali requisiti devono soddisfare i liberi professionisti per aderire al regime forfettario e mantenerlo successivamente? I ricavi ottenuti durante l’anno precedente non devono oltrepassare la soglia massima delle entrate annue, stabilite a seconda dell’attività esercitata (un limite che varia tra i 25.000 e i 50.000 euro); le spese per il lavoro dipendente o derivate dal pagamento di collaboratori non devono superare i 5.000 euro lordi all’anno; il costo totale al lordo dei beni strumentali a chiusura dell’esercizio precedente non deve superare i 20.000 euro; altri eventuali redditi generati da lavoro dipendente o pensione non devono superare i 30.000 euro annuali. C’è incompatibilità tra partita Iva e lavoro dipendente? In realtà anche chi è assunto con contratto di lavoro subordinato può svolgere una doppia attività, assicurandosi un’entrata extra, ma in casi specifici.
Partita Iva e lavoro dipendente contemporaneamente?
Il lavoro subordinato non è incompatibile con un’attività di lavoro autonomo svolto in parallelo, ma delle restrizioni potrebbero esserci per chi lavora nel settore pubblico. Per alcuni dipendenti della Pubblica Amministrazione vige il principio di esclusività del rapporto di lavoro quindi non è possibile aprire una partita Iva con un lavoro dipendente contemporaneamente. Per un dipendente pubblico non ci sono problemi, invece, se l’attività di lavoro autonomo viene esercitata in collaborazione a riviste, enciclopedie, partecipazione a seminari, convegni, attività di ricerca, di insegnamento, di formazione, per gli incarichi per i quali è previsto il rimborso delle spese documentate. In ogni caso l’attività in proprio non deve rappresentare un conflitto di interessi rispetto al servizio pubblico.
Lavoratore dipendente e partita Iva
Se per il pubblico impiego occorre prestare massima attenzione all’apertura della Partita IVA per svolgere una seconda attività, i dipendenti assunti nel settore privato possono, in generale, svolgere una contemporanea attività in proprio. Ma, attenzione, a causa del generale divieto di concorrenza, per un lavoratore dipendente con partita Iva l’attività autonoma non deve essere in conflitto col lavoro subordinato. In base all’articolo 2105 del Codice civile, un lavoratore non può cagionare alcun pregiudizio al datore di lavoro e nemmeno trattare affari in concorrenza con lo stesso. È sempre bene rivolgersi ad un Commercialista o Consulente del Lavoro prima di aprire la partita IVA da dipendente. Il rischio, infatti, è quello di incorrere in sanzioni disciplinari gravi, come il licenziamento per giusta causa. Per ulteriori informazioni, contatta lo Studio Riitano Piga.