Con una disoccupazione generale al 10,8% e quella giovanile al 32,2%, l’Italia è un Paese dove lavorare di più è imprescindibile. In Germania, invece, chi lo vorrà, potrà ridurre il proprio orario lavorativo settimanale fino a 28 ore.
A stabilirlo è l’accordo storico sull’orario di lavoro siglato tra il sindacato dei metalmeccanici Ig Metall e gli industriali. Chi sceglierà di lavorare 28 ore alla settimana per occuparsi dei figli piccoli o di parenti malati o perché svolge un lavoro usurante non subirà il taglio dello stipendio ma rinuncerà all’integrazione del salario perso in cambio di giornate di ferie.
Le imprese hanno ottenuto la possibilità di estendere la settimana lavorativa a 40 da 35 ore sempre per i dipendenti che vorranno farlo su base volontaria. I sindacati avevano minacciato uno sciopero a tempo indeterminato se le loro richieste non fossero state soddisfatte. Una protesta di questo tipo non si verificava da anni nel settore.
A questo punto è legittimo domandarsi se qualcosa del genere sia proponibile in Italia. E la risposta è che anche da noi si potrebbe cominciare a considerare queste innovazioni contrattuali, a partire dai settori e dai cicli produttivi la cui struttura lo permette. In ogni caso, è facile prevedere che la «nuova» flessibilità del tempo di lavoro diventerà nei prossimi anni un punto importante di confronto sindacale.