Le nuove imprese web 2.0, quali servizi chiederanno ai consulenti?

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Il web 2.0 è lo strumento più importante per le azioni di promozione aziendale: nel 2014, infatti, il 65% delle nuove imprese con a capo giovani “under 35” ha utilizzato per le sue attività di affari il sito internet, le vendite online e i social network.

In un momento così critico e complesso come quello che si sta affrontando, ad accompagnare il cambiamento di strategia delle imprese sono stati coloro che quotidianamente sono al fianco delle imprese, come i Consulenti del Lavoro. A metterlo a fuoco è una recente ricerca realizzata per conto della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro.

La rete, l’export e il digitale sono i tre strumenti principali con cui, negli ultimi anni, le piccole e medie imprese italiane stanno cercando di uscire dalla crisi economica e migliorare la loro produttività. I dati elaborati testimoniano infatti l’esistenza del cosiddetto sistema R.E.D. – Rete, Export, Digitale – che ha condizionato, soprattutto durante il triennio 2013-2015, le scelte operate dalle microimprese e dalle Pmi e permesso di comprendere quali saranno le leve future delle imprese, dalle quali i Consulenti del Lavoro dovranno ripartire per acquisire nuove competenze ed abilità, da mettere a disposizione delle aziende. Un’analisi approfondita della situazione economica attuale e degli elementi che possono facilitare la ripresa realizzata sugli ultimi dati forniti da: Istat, Unioncamere, Istituto Tagliacarne, Cerved, Istituto di informatica e telematica del Cnr, Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo economico, Confindustria, registro delle Imprese, Sistema informativo Excelsior, Osservatorio professionisti e innovazione digitale e Focus Pmi. Da qui emerge che il rafforzamento della competitività e della produttività aziendale non passa solo dalla crescita dimensionale, dal suo radicamento nel territorio e dal rapporto di fiducia con i propri clienti, ma anche dallo sviluppo di condizioni che agevolino le aggregazioni e il fare rete; da un accesso facilitato ai mercati esteri, attraverso una politica di incoraggiamento e sostegno alle Pmi e alle start-up più innovative, e da un processo di innovazione digitale che consenta il miglioramento dei prodotti e dei servizi offerti,  la formazione del capitale umano e l’acquisizione di nuovo know-how.

In questo scenario è stato e sarà sempre più fondamentale il ruolo del Consulente del Lavoro, che ha il compito di far “prendere coscienza” all’imprenditore della posizione della propria azienda sul mercato e dei punti di forza su cui può puntare per attrarre nuovi clienti. Cambiare prospettiva per guardare l’impresa dall’interno e partecipare attivamente al suo rilancio con spirito imprenditoriale devono essere prerogativa del professionista che mira a diventare consulente “strategico” d’impresa. Per rendere la crisi un’opportunità è necessario, però, che l’impresa metta in atto strumenti e metodologie adeguate, che facciano emergere i suoi bisogni reali da soddisfare per poter conseguire risultati positivi. L’approccio, l’esperienza, le competenze e la capacità di ascoltare ed interpretare nuovi stimoli e segnali, propri del Consulente, identificano la sua professionalità ed al tempo stesso indirizzano l’azienda verso il giusto cambiamento. L’impresa, infatti, attraverso una consulenza “di valore”, sarà sicura della correttezza delle sue attività ed ottimizzerà il suo modello di gestione per ottenere maggiori benefici. Il futuro delle aziende passa, quindi, dalla capacità di rinnovarsi per cogliere nuove opportunità attraverso l’utilizzo di nuove strategie e di un modello di organizzazione efficiente che sappiano sviluppare in modo competitivo il business e valorizzare tutte le risorse impiegate.

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