Ritenuta fiscale operata dal sostituto d’imposta, la ritenuta d’acconto è applicata sulle somme di denaro che vengono corrisposte a un soggetto per conto di un’autorità fiscale. Il sostituto d’imposta, che è un datore di lavoro o un committente, è tenuto a trattenere una parte dell’importo del pagamento e ad anticipare al fisco l’importo trattenuto. Scopriamo maggiori dettagli sul calcolo della ritenuta d’acconto.
Fattura con ritenuta d’acconto: tutto quello da sapere
Lavorare in proprio significa dover conoscere tanti aspetti, come la gestione della propria contabilità. Quando si ricevono i pagamenti da parte di un cliente si può usare la modalità della ritenuta d’acconto.
Questa non è altro che un anticipo sulle tasse che il datore di lavoro versa al posto nostro. È il compito del datore di lavoro o del committente pagare la ritenuta d’acconto.
In questo caso il cliente ha il ruolo di sostituto d’imposta. Questo significa che si sostituisce a noi per il pagamento dell’IRPEF: trattiene una percentuale sul compenso che ci deve e la versa allo Stato per conto nostro. Quando dovremo pagare le tasse verranno sottratte, quindi, le somme versate dai nostri clienti.
Nel momento in cui si emette la fattura bisogna inserire la ritenuta d’acconto: un’eccezione è se non si possiede la partita IVA e quindi non si deve inserire la ritenuta per la fattura emessa in caso di vendita di beni e servizi erogati a un privato.
Ma come si fa il calcolo per la ritenuta d’acconto? Per i professionisti residenti in Italia è pari a una percentuale del 20%. Per i non residenti corrisponde invece al 30%.
Ritenuta d’acconto: come si calcola per i professionisti senza cassa
Nel caso fossimo dei professionisti senza cassa, la ritenuta va calcolata sul compenso più la rivalsa INPS (in questo caso l’IVA non incide sul conteggio). La rivalsa INPS è pari al 4% sul compenso lordo e può essere addebitata ai propri clienti, in modo facoltativo.
Facciamo un esempio di questo caso di ritenuta d’acconto. Se il compenso è di 2.000 euro, la rivalsa INPS sarà 80 euro (ovvero il 4%) e l’IVA 457,60 (ovvero il 22% di 2.000+80).
A questo punto, il cliente per sapere quello che dovrà versarci dovrà calcolare la ritenuta e sottrarla al totale. In questa situazione la ritenuta d’acconto sarà il 20% del 2.080, quindi 416,00 euro.
Il netto che ci verrà corrisposto è 2.122,60 euro ovvero il totale della fattura (2.537,60 euro) meno la ritenuta d’acconto, che è 416,00 euro.
Ritenuta: quello da sapere sui professionisti con cassa
Per quanto riguarda i professionisti con cassa, la ritenuta si calcola solo sul compenso concordato con il cliente.
In questo caso in fattura si parla di contributo integrativo: la percentuale di rivalsa varia a seconda della cassa a cui si appartiene e può anche non corrispondere al 4%.
Questa situazione è assoggettata all’IVA, ma non è imponibile ai fini IRPEF. Facciamo anche in questo caso un esempio concreto. Nel caso il compenso sia sempre di 2.000 euro, la rivalsa INPS (ipotizzando che sia del 4%) è di 80 euro. L’IVA è 457,60 euro, ovvero il 22% di 2.080 euro.
Se fin qui è tutto uguale al precedente esempio, ecco che poi le cose cambiano: la ritenuta d’acconto del 20% si calcola solo sul compenso ovvero 2.000. Quindi è 400,00. Il netto dovuto è 2,137,60 euro ovvero il totale della fattura (2.537,60 euro), meno la ritenuta d’acconto di 400,00 euro.
Con queste indicazioni sarete pronti per compilare la vostra fattura e ricevere il pagamento con la ritenuta d’acconto. Se vi è utile, online ci sono molti fac simile relativi alla ritenuta d’acconto per prendere spunto.
Per avere maggiori informazioni sul modello ritenuta d’acconto o se cercate un consulente del lavoro, contattate lo Studio Riitano.