Cocopro e Cococo sono due tipologie contrattuali che negli ultimi anni hanno fatto molto discutere, considerati una delle principali cause del precariato in Italia. Il contratto Cocopro, o contratto a progetto, è stato quasi del tutto abolito dal Jobs Act del governo Renzi, mantenendone la validità solo nel caso di collaborazioni stipulate prima dell’entrata in vigore della legge. Il contratto Cococo, invece, si riferisce alle collaborazioni coordinate e continuative che presentano caratteristiche riferibili sia al lavoro autonomo che al lavoro subordinato. Per questo tipo di contratto di lavoro parasubordinato né il Job Act né il Decreto Dignità firmato dall’attuale governo, hanno previsto sostanziali cambiamenti.
La validità del contratto Cococo
Il contratto Cococo si riferisce alle prestazioni di lavoro parasubordinato in cui il lavoratore, pur non essendo di fatto subordinato al datore di lavoro, non può svolgere il proprio incarico in maniera autonoma, ma è tenuto a coordinare le attività all’interno del gruppo di lavoro e in base alle necessità organizzative del committente. Diversamente, il contratto Cocopro permette al lavoratore di organizzare in maniera autonoma il proprio lavoro, nonostante le finalità e gli obiettivi rimangano a favore del committente. Questa tipologia contrattuale è stata ampiamente utilizzata e non di rado abusata tramite continui rinnovi, impedendo ai lavoratori, soprattutto ai più giovani, l’accesso ai contratti di lavoro subordinato.
Contratto Cocopro: durata massima e validità
Come si è visto, il contratto a progetto, nella durata massima e nelle sue possibilità di attuazione, è stato ridiscusso e riformato, precisando quali committenti e quali tipologie di incarico sono consentiti. In particolare, è possibile sottoscrivere un contratto Cocopro in caso di:
- collaborazioni che prevedono un trattamento economico e normativo specifico, in base al settore
- collaborazioni con professionisti iscritti agli ordini
- partecipazioni a collegi e commissioni.